Venini Maschera carnevalesca in vetro
Vetri
Venini_Maschera

Le origini dell’arte vetraria a Venezia risalgono a prima del millenario. Scavi archeologia hanno riportato alla luce frammenti indicanti la presenza di tale attività già nel VII secolo a.C., sia nell'isola di Torcello che in quella di Murano. Fu però nel XII secolo che l'arte del vetro si presentò come attività manifatturiera organizzata. In quel periodo l'attività andò concentrandosi nell'isola di Murano, fino a quando la Repubblica decretò il trasferimento nell'isola di tutte le fornaci ancora funzionanti in centro storico, per motivi di sicurezza legati soprattutto al rischio di incendio. Si può presumere che, in seguito, le tecniche si siano affinate a Venezia più che altrove in Europa grazie ai contatti commerciali che i Veneziani avevano con il vicino Oriente e, soprattutto con i paesi di antica tradizione vetraria quali i fenici, i siriani e gli egiziani. Tale tradizione costituì un’occasione per ricomporre conoscenze e tecniche occidentali ed orientali, così da conferire alla produzione lagunare quelle particolarità che l’hanno resa così importante nel mondo nel corso dei secoli.

Nel 1861 venne fondato il Museo del vetro archeologico grazie al lavoro di tre persone: il sindaco Antonio Colleoni, l'abate Vincenzo Zanetti e l'avvocato Antonio Salviati. Tuttavia le cose in Europa stavano ancora cambiando, sia a livello di produzione che di gusto e di tendenza artistica. Murano si isolò e i giovani chiusi nella presunzione di essere i più capaci tecnicamente non si preoccuparono di aprirsi verso il nuovo, che si esprime attraverso forme che toccano tutte le arti, e quindi anche il vetro. Vi furono ovviamente delle eccezioni che riguardarono i fratelli Toso e gli artisti Barovier.

Nel 1921 si assistette a un altro momento di rilancio. Giacomo Cappellin e il giovane Paolo Venini prelevarono insieme lavetreria di Andrea Rioda e fondarono la società denominata "Vetri soffiati muranesi Cappellin, Venini e C.". I due scelsero di lavorare nell'ambito di una produzione di gusto elevato, ma al contempo fruibile nella vita quotidiana, la direzione artistica venne affidata a Vittorio Zecchin, uno dei pochi artisti muranesi affermatosi all’interno del movimento dell’Art Nouveau.

I maestri che si affermarono poi, come Archimede Seguso, Alfredo Barbini e Lirio Tagliapietra, furono ideatori di artifici tecnici innovativi e proposero originali soluzioni formali